lunedì 11 marzo 2013

Sniff sniff... che cosa stai cercando di dirmi?


Quando i ratti o i cani si annusano, gli esemplari più grossi e rispettati si prendono la libertà di "sniffare" a lungo, e i più giovani e sottomessi li lasciano fare, rallentando il respiro per evitare aggressioni.
8 marzo 2013


Il profumo che scegliamo comunica qualcosa di più di un semplice buon odore: bastano tre gocce di Chanel numero 5 per passare dalla modalità "pigiama" a quella "Marilyn Monroe". In questo, non siamo molto diversi da cani e ratti. Secondo uno studio appena pubblicato su Current Biology, quando si annusano a vicenda questi animali comunicano all'interlocutore preziosi informazioni sul proprio status sociale.

Nel mondo animale, si sa, il senso dell'olfatto è particolarmente sviluppato ed è utilizzato come forma di comunicazione primaria. Ma a un cane, per esempio, basta pochissimo per percepire l'odore di un suo simile. Perché allora, capita spesso di vedere due esemplari che si annusano vigorosamente, e molto a lungo?

Annusami pure, sei più forte tu

Per rispondere a questa domanda, alcuni ricercatori della Case Western Reserve University (Ohio, USA) hanno acquisito registrazioni radiotelemetriche della respirazione nasale di ratti intenti ad annusarsi a vicenda. È emerso che, quando un ratto "sniffa" in direzione di un altro, il compare risponde rallentando il ritmo del proprio respiro, come a dire, " non ti curare di me". Ulteriori analisi hanno mostrato che i ruoli del super-annusatore e del timido ricevente dipendono dallo status sociale dei roditori. I più grossi e rispettati saranno più inclini ad attaccare l'interlocutore, se vedono che questo non rallenta il proprio respiro in segno di sottomissione.

Attraverso il gesto di annusare gli altri, quindi, si trasmetterebbero dinamiche che permettono ai ratti, ma anche ai cani, di evitare o iniziare un conflitto. A conferma di questa ipotesi, i ratti esaminati hanno continuato a fare il gesto di annusarsi anche quando il loro senso dell'odorato veniva temporaneamente disattivato; il rito non si è invece svolto quando gli animali hanno ricevuto dosi di ossitocina, il cosiddetto "ormone dell'amore" in grado di lenire momentaneamente la loro carica di aggressività.

***************************************************************************************************************************************************




Mammiferi, cervello extralarge grazie all'olfatto (approfondimento)


La tomografia computerizzata del cervello di un moderno opossum.
Il cervello è indicato in rosa, i bulbi olfattivi in rosa più scuro.
Il grande cervello dei mammiferi avrebbe iniziato a svilupparsi grazie alla necessità di potenziare il senso dell'olfatto. Lo sostengono in uno studio pubblicato su Science alcuni ricercatori coordinati dall'Università del Texas ad Austin. Dall'esame ai raggi X delle cavità craniche di due piccoli precursori dei mammiferi simili a toporagni, chiamati Morganuocodon e Hadrocodium e vissuti in Cina 190 milioni di anni fa, è emerso che la cavità nasale, i bulbi olfattivi e le aree cerebrali responsabili dell'olfatto sarebbero state più sviluppate in questi mammiferi rispetto a come erano nei loro antenati. Le aree legate all'olfatto avrebbero insomma cominciato a ingrandirsi per garantire la sopravvivenza dei loro proprietari. Oltre allo sviluppo dell'olfatto, gli altri "passi" fondamentali per lo sviluppo del cervello dei mammiferi sarebbero stati l'incremento delle capacità tattili e di quelle neuromotorie.




(source: FOCUS)