lunedì 11 marzo 2013

Flotta baleniera giapponese abbandona caccia


Sea Shepherd, dopo aver ucciso 75 capi su 950 programmati

11 marzo 2013

SYDNEY - La flotta baleniera giapponese ha abbandonato definitivamente, per questa stagione, la caccia 'scientifica' dopo aver ucciso meno di 75 balene su una quota programmata di circa 950. Lo riferiscono gli attivisti del gruppo ecologista radicale Sea Shepherd, che ogni estate australe ostacolano con vari mezzi nei mari antartici la flotta baleniera giapponese.

Dopo una serie di violente collisioni fra le baleniere e la flotta di Sea Shepherd, la 'nave mattatoio' Nisshin Maru e le navi arpionatrici si sono allontanate dal Territorio antartico australiano verso l'oceano Indiano, seguite dalle navi di protesta.

''La stagione e' finita bene per noi. Le condizioni del tempo continuano a peggiorare e sarebbe stato impossibile per i giapponesi uccidere piu' balene'', ha detto il fondatore del gruppo e comandante della flotta di protesta Paul Watson affermando: ''Siamo intervenuti, abbiamo tenuto duro e abbiamo vinto''. Watson ha aggiunto di non sapere cosa aspettarsi dalle autorita' australiane all'arrivo della sua flotta a Melbourne la prossima settimana, dato che egli si trova nella lista dei ricercati dell'Interpol, ''una lista riservata ai serial killer e ai criminali di guerra''. E' ricercato su richiesta del governo del Costarica, in seguito a un incidente legato a una campagna contro la pesca degli squali.

Il governo giapponese non ha commentato le affermazioni di Sea Shepherd e il console generale a Melbourne, Hidenobu Sobashima, ha detto che il suo governo non fa dichiarazioni sui movimenti della flotta. Secondo il ministro australiano dell'Ambiente, Tony Burke, non basta sapere che la flotta giapponese torna in patria, se poi ha intenzione di tornare la prossima estate.

L'opposizione dell'Australia alla caccia alle balene nell'Oceano Meridionale sotto il pretesto della ricerca scientifica e' illegale ed e' alla base del ricorso presentato insieme con Nuova Zelanda presso la Corte internazionale di giustizia, ha ricordato Burke: ''Speriamo che questa sia l'ultima, o quasi l'ultima occasione in cui possono comportarsi in questa maniera, prima che la Corte internazionale emetta il suo verdetto''.



(source: ANSA)