lunedì 20 maggio 2013

Lipu, nidiata di cicogne bianche trovata morta in Calabria


Piccoli esemplari deceduti per spavento. Vegliati da genitori

17 maggio 2013

Ciconia ciconia (Green Photo Archive)
CATANZARO- Quattro piccoli esemplari di cicogna bianche, un'intera nidiata di quasi un mese di vita, sono stati trovati morti nella Piana di Sibari in uno degli otto siti di nidificazione della specie di volatili. A riferirlo sono i volontari della Lipu di Rende che, da dieci anni, sorvegliano i nidi della zona. A vegliare i piccoli i genitori sul nido. La morte dei volatili sarebbe stata provocata dal forte spavento provocato dall'avvicinamento di un velivolo leggero.



(source: ANSA)

Tracce virus H1N1 in leoni marini


Scoperto da ricercatori Universita' Davis in California

17 maggio 2013

FOCA GRIGIA, GRAY SEAL, Halichoerus grypus
(Green Photo Archive)
Tracce del virus H1N1, il ceppo che nel 2009 e' stato il responsabile della pandemia di influenza, sono state individuate per la prima volta nei mammiferi marini.

Ricercatori dell'Universita' di Davis in California lo hanno infatti riscontrato in due elefanti marini lungo le coste dello stato, un anno dopo l'inizio della diffusione del virus tra gli uomini. Lo studio pubblicato su Plos One fa luce sui meccanismi che permettono ai virus di fare il salto di specie, la trasmissione tra animali.

''Ci aspettavamo di trovare dei virus influenzali - ha spiegato Tracey Goldstein, uno dei responsabili dello studio - ma non di trovare il pandemico H1N1. Questo dimostra che i virus influenzali possono 'saltare' tra le specie''. Identificato per la prima volta nei suini, a partire dal 2009 il virus H1N1 ha fatto il cosiddetto ''salto di specie'' acquisendo la capacita' di contagiare anche gli esseri umani e in breve tempo si e' esteso in decine di nazioni al punto che l'Organizzazione Mondiale della Sanita' (Oms) ha dichiarato la pandemia. Per verificare la possibilità del virus di contagiare anche altre specie, tra il 2009 e il 2010 i ricercatori californiani hanno analizzato campioni di sangue di oltre 900 mammiferi marini di 10 specie diverse.



(source: ANSA)

giovedì 16 maggio 2013

Malaria parasite lures mosquito to human odour


Mosquitoes carrying the malaria parasite are more attracted to human body odour than uninfected insects, a study suggests.

16 May 2013

All mosquitoes are attracted to human body odour,
but the malaria parasite could be making the insects better at sniffing us out
Researchers found that infected insects were three times more likely to be lured towards a human scent.

They believe that the deadly parasites are seizing control of their biting hosts and boosting their sense of smell.

The research is published in the journal Plos One.

Dr James Logan, from the London School of Hygiene and Tropical Medicine (LSHTM), said: "One thing that always surprises me about parasites is how clever they are. They are these ever-evolving organisms that seem to be one step ahead of us the whole time."

Smelly feet

To carry out the study, the researchers infected malaria mosquitoes (Anopheles gambiae) with the most deadly form of parasite, Plasmodium falciparum.

They placed about 100 of the infected insects into a container, along with some nylon stockings that had been previously worn by volunteers for 20 hours.

"It is a very effective way of collecting body odour... the odour can remain attractive for months," explained Dr Logan.

The scientists repeated the experiment with uninfected insects.

They found that mosquitoes carrying the deadly parasite were three times more likely to be attracted to the smelly stockings.

The scientists believe this is because the tiny parasitic organisms are manipulating their hosts' sense of smell.
Dr Logan said: "We think it is giving them a heightened sense of smell. We are hypothesising there is an alteration somewhere in their olfactory system that allows them to find us quicker."

Smart tactics

By making humans an easier target, the parasite is more likely to be passed into the blood stream - ensuring its survival and continuing the spread of the deadly disease.

The researchers will now begin a three-year project, funded by the Biotechnology and Biological Sciences Research Council (BBSRC), to learn more about how the parasites are doing this.

Dr Logan said that understanding how the malaria-infected mosquitoes respond to human odour could help them to fight the disease.

He said: "If we know how the parasite is able to manipulate the olfactory system... perhaps we can identify new attractants for infected mosquitoes and we will be able to increase our efficiency with trapping techniques."

According to the latest figures, the World Health Organization said there were about 219 million cases of malaria in 2010 and 660,000 deaths.

Africa is the most affected continent: about 90% of all malaria deaths occur there.



(source: BBC)

La carta dei diritti della terra coltivata La firma a Milano in vista di Expo 2015


Quattro i pilastri fondamentali: dignità, integrità, naturalità e fertilità

16 maggio 2013

(Green Photo Archive)
«La terra non ha voce, non parla. Ha la stessa dignità di un essere umano, lo stesso respiro. Ma da sola non può preservare la sua integrità». È con queste parole che Andrea Farinet, docente dell’Università Cattaneo, presenta la prima carta universale dei diritti della terra coltivata. Un documento, ispirato ai principi della carta dei diritti umani, firmato il 15 maggio a Milano all’interno del primoEuropean Socialing Forum. Con l'obiettivo di tutelare la dignità terrestre attraverso sedici principi ideologici, che vanno dall'assicurare la sopravvivenza della biodiversità fino alla protezione delle foreste e alla salute dei mari. Pilastri ispiratori non solo per la cura della vita, ma anche in vista di Expo 2015, che è incentrato appunto sulla nutrizione del pianeta. A sottoscrivere la carta durante l'incontro milanese, anche l'ambientalista indiana Vandana Shiva, autrice di pagine importanti sulla democrazia della terra e presidente dell’International Forum on Globalization.

I DIRITTI DELLA TERRA- Quattro i pilastri fondamentali: dignità, integrità, naturalità e fertilità. Sanciti dalla carta universale, redatta da Farinet insieme a Giancarlo Roversi e frutto di un lavoro di ricerca durato più di due anni. Per riuscire a preservare al meglio la realta agricola italiana e internazionale. Inaugurando un percorso di condivisione con le più importanti organizzazioni agricole e ambientaliste mondiali. «Fino adesso», afferma Vandana Shiva, «siamo stati ciechi di fronte ai bisogni della terra. Anche perché la terra è generosa e ci permette di prendere senza chiedere mai indietro».

SOPRAVVIVENZA UMANA - Un prendere incessante che, nei secoli, ne ha compromesso le funzioni vitali. Tra sfruttamento del suolo, uso di pesticidi e lo spreco di terreni fertili per l’urbanizzazione. «La fertilità della terra», prosegue Shiva, «è un aspetto centrale perché è connesso con la sopravvivenza delle persone. La produzione di cibo, infatti, deve avvenire tramite processi naturali e non chimici. È assurdo che il biologico venga visto come un lusso, quando invece è la base di quello che dovrebbe essere il cibo».
IL RUOLO DI EXPO 2015 - Un punto di partenza per ripensare al valore della terra sarà Expo 2015. In cui, tra 700 giorni, l’Italia sarà chiamata a fare la sua parte insieme agli altri Paesi. E dove la carta dei diritti della terra coltivata potrebbe essere una buona opportunità per cominciare a cambiare la direzione delle cose. «L’obiettivo», spiega Farinet, «è trasformare Milano nella capitale mondiale della salvaguardia della terra. Dopo la carta, infatti, si dovrà fondare il Palazzo della terra coltivata, la Banca dei semi e il Tribunale internazionale dei diritti della terra coltivata».

BIOECONOMIA - Azioni di integrità ecologica per compensare gli squilibri ambientali. E che per funzionare dovrebbero essere seguite anche dall'economia. «Per cambiare rotta»,afferma Francesco Bertolini, docente all'Università Bocconi e presidente del Green Management Institute, «è necessario cambiare paradigma. Sviluppando un modello bioeconomico che, per non spezzare l’equilibrio, restituisca all’ambiente quello che prende. Ispirato al ciclo naturale invece che al guadagno». Cambiamenti che passano dall'attenzione ai terreni, all’uso delle energie rinnovabili fino alla razionalizzazione delle risorse idriche. Senza dimenticare in tutto questo il ruolo centrale della politica. «In questo momento», afferma Dipak Raj Pant, docente di sistemi economici comparati all’Università Cattaneo, «si sente ovunque la mancanza di governo. Al punto che il suo ruolo di protezione è stato dimenticato. Mentre invece, nel caso della produzione di cibo, si sentono benissimo l’influenza della speculazione e la sconfitta del pensiero sociale». Un approccio, secondo il professore, incentrato sui bisogni della finanza piuttosto che sulle necessità degli esseri umani. Ma per cui è ancora possibile fare qualcosa, grazie anche agli effetti della crisi economica che hanno spinto le persone a rivedere la propria scala dei valori. «Quello che si può fare», conclude Pant, «è condividere le esperienze. Agendo soprattutto a livello locale con progetti di agricoltura sostenibile. Esempi che poi potranno diventare modelli e essere diffusi a livello planetario».


(source: CdS)

Ecco i primati 'piu' buffi' del pianeta


Enciclopedia mammiferi nomina anche i piu' atletici e spaventosi

16 maggio 2013

Saguinus imperator (Green Photo Archive)
Il tamarino imperatore e' il primate piu' divertente del pianeta, l'eritrocebo e' il piu' agile e lo scimpanze' il piu' spaventoso. A eleggere i tre mammiferi e' una nuova guida sull'ordine dei primati, che ha stilato una classifica delle cinque ''faccie piu' buffe'' nell'universo delle scimmie, insieme a una graduatoria dei primati piu' atletici e temibili.

Il terzo volume dell'enciclopedia ''Handbook of the Mammals of the World'' - una panoramica su 16 famiglie, 77 generi, 479 specie e 681 taxa che compongono l'ordine dei primati - ha incoronato il tamarino imperatore come scimmia piu' buffa, grazie ai suoi lunghi baffi bianchi simili a quelli in voga durante il regno dell'imperatore Guglielmo II di Germania. Al secondo posto si piazza la nasica con il suo naso lungo fino a 17 centimetri che scende fino alla bocca e funge da cassa di risonanza, seguita dal tarsius: 15 centimetri di lunghezza, occhi piu' grandi del cervello e una fisionomia che ricorda il Maestro Yoda della saga cinematografica Guerre Stellari. Fuori dal podio i chiropoti, dalla folta barba e capelli che sembrano cotonati, e il colobo orsino con la sua tipica espressione contrariata.

La top five dei primati piu' atletici vede al primo posto l'eritrocebo, il piu' veloce tra i primati con punte di 55 km orari, seguito dall'indri, il piu' grande lemure vivente, capace di saltare fino a 9 metri per passare da un albero all'altro. La medaglia di bronzo va al cebo barbuto, abbastanza forte da usare grandi pietre per rompere le noci. Alla sue spalle si trovano il macaco dalla coda lunga, abile nuotatore e pescatore, e il gibbone, un vero acrobata tra i rami.

A trionfare nella classifica dei piu' temibili e' lo scimpanze', che lavora in gruppo per cacciare e uccidere altri mammiferi. Al secondo posto c'e' l'amadriade, che controlla i movimenti della femmina con aggressivita' mordendola sul collo, mentre al terzo si trova il madrillo, con il maschio alfa che mette in mostra i genitali colorati per per pubblicizzare il suo status di dominante. Nella top five entra anche il rinopiteco dorato, dalla piccola faccia bluastra, le grandi labbra rosa e un naso all'insu', insieme al cacajao, dal viso rosso e imberbe.



(source : ANSA)

Mancanza diversita' genetica: tigri India in estinzione


Le tigri in India stanno per affrontare l'estinzione a causa del collasso della varieta' dei partner negli accoppiamenti.

16 Maggio 2013

Panthera tigris altaica
(Green Photo Archive)
Le tigri in India stanno per affrontare l'estinzione a causa del collasso della varieta' dei partner negli accoppiamenti e la conseguente perdita della diversita' genetica. Ricercatori inglesi della Cardiff University insieme con colleghi indiani del National Center for Biological Sciences di Bangalore hanno analizzato campioni delle tigri conservate nella collezione del Natural History Museum di Londra, che furono cacciate dal 1858 al 1947 durante la dominazione britannica dell'India, rilevando che il 93% delle varianti di Dna non sono piu' presenti nelle tigri oggi viventi: "La perdita di diversita' genetica in paragone alle tigri del secolo scorso e' drammatica - ha spiegato alla Bbc il ricercatore di Cardiff Mike Bruford - e quelle che rimangono sono in habitat sempre piu' ristretti e in gruppi sempre piu' piccoli, da 20 a 120 esemplari, cosi' non hanno piu' modo di incrociarsi attraverso tutto il subcontinente". Delle 2.000 tigri che sopravvivono al mondo il 60% sono in India, ma il loro territorio e' diminuito del 50% solo nelle ultime tre generazioni e gli accoppiamenti ormai avvengono sul 7% del loro ambiente originario.


(source: CdS)

World's most distinct mammals and amphibians mapped


Scientists have developed the first map of the world's most unique and most endangered mammals and amphibians.

16 May 2013

(Green Photo Archive)
The map highlights the fact that only a fraction of the areas identified as critical for the conservation of these species are protected.

Among the species highlighted by the map are the Mexican salamander, the Sunda pangolin and the black and white ruffed Lemur.

The research is published in the journal Plos One.

The Evolutionarily Distinct and Globally Endangered (EDGE) project has been developed by the Zoological Society of London (ZSL) to highlight species that are both distinctive and under severe threat.

The map highlights the regions of the world where the highest concentrations of these species occur and which should be priorities for conservation efforts.

"If you look at mammals, if you look at just evolutionary history, the species that are more different from all others, the deep rooted ones tend to be in South America," Prof Jonathan Baillie, Director of Conservation at ZSL told BBC News.

"But if you incorporate threat, then the focus changes to South East Asia and the reason is that land conversion has been so rapid there due to things like palm oil that a lot of these species are highly threatened - they come up to the top when you add threat as a variable."

As well as highlighting the fact that the priority areas for mammals and amphibians are different, the map also underlines how little of the areas that are identified as priorities for these distinct creatures are protected. Only 5% of the regions that are priorities for mammals are conserved, and just 15% for amphibians.

"We've tried to draw attention to a range of species that are on the verge of extinction, that most people haven't heard of or are doing anything about," said Prof Baillie.

"So something like a pangolin a beautiful creature the size of a small dog, it has scales all over its body and lives in trees - it's taken for the Chinese medicinal trade."

Other obscure creatures making it onto the map include Madagascar's black and white ruffed lemur, which is threatened by loss of its forest habitat due to logging and mining.

Amphibians are suffering a "terrifying" rate of extinction say the researchers, making them the most threatened vertebrates in the world. The Mexican salamander or axolotl is being threatened by expanding cities, pollution and invasive fish species which eat their young.

While many of the survival issues facing species highlighted on the map are extremely challenging, sometimes small changes can make a big difference.

Prof Baillie highlights the example of a small worm like amphibian from Kenya called the Sagalla caecilian.
"It was just losing its habitat because the native trees were taken, so we've started a programme of replanting the native trees and 6,000 have been replanted and the areas where they have their strongholds are now being protected."

"That kind of simple action can ensure that those species can be there hopefully for hundred of years to come."




(source: BBC)

Lipu, 400mila uccelli marini vittime pesca intensiva


Con reti tramaglio a rischio anche delfini, balene e tartarughe

16 maggio 2013

(Green Photo Archive)
La pesca intensiva con le reti a ''tramaglio'' uccide ben 400mila uccelli marini l'anno. E' quanto rivela uno studio pubblicato oggi dallo scienziato e biologo marino di BirdLife International Ramunas Zydelis, e diffuso nel nostro Paese dalla LIPU-BirdLife Italia.

Si tratta di un numero che addirittura supera quello relativo alle uccisioni di uccelli documentate nella pesca con palangari.

''A differenza di palangari e reti a strascico, per le quali gia' esistono semplici soluzioni tecniche disponibili per ridurre le catture accidentali di uccelli marini - rileva Ramunas Zydelis - la ricerca di misure analoghe per i tramagli e' stata molto limitata fino ad oggi e ulteriori sforzi per fronteggiare il problema sono urgenti''.

I tramagli sono reti fisse utilizzate in gran parte nella pesca costiera e realizzate in pregiato nylon che le rende invisibili. Gli uccelli marini vi rimangono spesso impigliati e annegano mentre inseguono le loro prede sott'acqua. Tra le specie catturate accidentalmente vi sono specie minacciate come i pinguini Humboldt, la moretta codona, la rarissima urietta mormoreggiata, ma anche altre specie piu' diffuse come l'uria. I livelli piu' elevati di catture accidentali di uccelli marini sono stati riscontrati nel Mar Baltico, dove si stima che 76mila uccelli vengano uccisi ogni anno, e inoltre nelle regioni del nord e del nord-ovest dell'Oceano Pacifico.

Gli uccelli marini non sono pero' le sole vittime di questi metodi: i tramagli sono una grave minaccia anche per delfini, balene, foche e tartarughe.

Fino oggi le azioni correttive sono state molto sporadiche, ma il piano d'azione dell'Unione europea, lanciato lo scorso novembre, fa del problema dei tramagli una priorita'. Tuttavia, l'applicazione di questo piano e' attualmente volontaria. Per questo BirdLife sta richiedendo misure vincolanti da includere nell'ambito della Politica comune sulla pesca (Pcp), finalizzate a migliorare la raccolta di dati e a fornire finanziamenti per la ricerca al fine di individuare i migliori metodi per evitare che gli uccelli marini restino uccisi nei tramagli.



(source: ANSA)

Prima mappa aree rischio estinzione


Realizzata da ricercatori internazionali

16 maggio 2013

(Green Photo Archive)
ROMA - Pronta la prima mappa globale delle aree in cui vivono le specie minacciate di estinzione, dalla quale emerge che solo una piccola percentuale è riconosciuta come tale e protetta: appena il 5% di quelle in cui vivono i mammiferi a rischio e il 15% di quelle che ospitano gli anfibi.

I risultati del progetto realizzato da un gruppo internazionali di ricercatori coordinato dalla Società Zoologica di Londra sono stati pubblicati sulla rivista Plos One. Si chiama Edge (Evolutionarily Distinct and Globally Endangered) ed è la prima mappa ad indicare a livello mondiale quali siano le zone a maggior rischio di estinzione per mammiferi e anfibi.

"I risultati della mappatura - ha spiegato Jonathan Baillie, il responsabile della ricerca - sono allarmanti. Attualmente solo il cinque per cento delle aree che abbiamo individuato come priorità per la salvaguardia dei mammiferi e il 15 per cento delle aree anfibie sono protette".

La mappa rivela che le aree a rischio per i mammiferi sono diverse da quelle degli anfibi, un fatto che riflette le grandi diversità evolutive e adattativi di questi due grandi gruppi. I maggiori rischi per i mammiferi sono concentrati nel Sudest dell'Asia, Africa meridionale e Madagascar, mentre per gli anfibi le maggiori preoccupazioni sono nell'America centrale e meridionale.


(source: ANSA)

Wwf, ambiente è un valore da inserire in Costituzione


Appello a Orlando in occasione campagna Oasi 2013

15 maggio 2013

ROMA - L'ambiente e' un valore da inserire nella Costituzione italiana. E' l'appello rivolto dal Wwf al Governo e, in particolare, al ministro dell'Ambiente, Andrea Orlando, e lanciato oggi in occasione della campagna Oasi 2013.

L'associazione ambientalista spiega che inserire l'ambiente tra i principi fondamentali della Costituzione, nell'articolo 9 accanto al 'paesaggio' e ai 'beni culturali', e' necessario ''non solo per rafforzarne la tutela ma per rilanciare la sfida della sostenibilita' asl centro dell'agenda politica ed economica di questo e dei futuri governi''. La ragione - e' stato spiegato dai responsabili del Wwf alla presenza del ministro Orlando - e' anche quella per cui ''per fronteggiare in maniera equa ed efficace la crisi economica, ambientale e sociale del Paese, occorre necessariamente legare lo sviluppo economico alle politiche di tutela e conservazione della Natura e del capitale naturale, ripensando il pil, i bilanci aziendali e i redditi, anche in virtu' di una contabilita' ecologica, cioe' considerando quante risorse naturali ed ecosistemi vengono trasformati e consumati''. Su oltre cento oasi Wwf, e' stato ricordato, ben settantotto custodiscono siti Siti di interesse comunitario (Sic) e Zone di protezione speciale (Zps) che rappresentano il 66,6% degli habitat per la bioregione 'alpina', il 57% per quella 'continentale' e il 65% per quella 'mediterranea'. Il Wwf ha pubblicato il dossier 'Il monitoraggio della biodiversita' nella Rete Natura 2000', realizzato durante 6 mesi di monitoraggio grazie a duecento esperti volontari con il contributo del ministero dell'Ambiente, da cui emerge, tra l'altro, che su un totale di 7.238 dati raccolti, 1.191 sono segnalazioni nuove (il 16,5%) rispetto ai Formulari ufficiali.

Vale a dire che nelle oasi Wwf ci sono 84 habitat e 1.107 specie che la Rete Natura non sapeva di avere. Dallo studio emergono anche criticita': 185 tra specie ed habitat (10 habitat e 175 specie, ovvero il 2,8% del totale monitorato) risultano scomparsi o non piu' segnalati.

Il Wwf rileva l'importanza di tutelare la natura anche alla luce del 'capitale naturale' e della 'contabilita' ambientale': allo stato attuale il sistema dei parchi nazionali italiani riesce ad accumulare circa 5,1 tonnellate di carbonio in piu' rispetto ai dati medi relativi al territorio nazionale per ogni ettaro di superficie e si prevede che potranno diventare circa 6 tonnellate nel 2020. A livello mondiale e' stato ricordato che impedire i processi di deforestazione (bloccandoli definitivamente entro il 2030) ridurrebbe le emissioni di gas, che alterano il clima, stimate tra gli 1,5 e i 2,7 miliardi di tonnellate di anidride carbonica evitando danni calcolati in oltre 3.700 miliardi di dollari. Un regalo, sottolinea il Wwf, che la natura rende all'uomo sia in termini di benessere che economici.


(source: ANSA)

martedì 14 maggio 2013

Building a $325,000 Burger

As a gastronomic delicacy, the five-ounce hamburger

May 14 2013



Dr. Mark Post displayed samples of in-vitro meat at the University of Maastricht in 2011.
MAASTRICHT, the Netherlands — As a gastronomic delicacy, the five-ounce hamburger that Mark Post has painstakingly created here surely will not turn any heads. But Dr. Post is hoping that it will change some minds.

The hamburger, assembled from tiny bits of beef muscle tissue grown in a laboratory and to be cooked and eaten at an event in London, perhaps in a few weeks, is meant to show the world — including potential sources of research funds — that so-called in vitro meat, or cultured meat, is a reality.

“Let’s make a proof of concept, and change the discussion from ‘this is never going to work’ to, ‘well, we actually showed that it works, but now we need to get funding and work on it,’ “ Dr. Post said in an interview last fall in his office at Maastricht University.

Down the hall, in a lab with incubators filled with clear plastic containers holding a pinkish liquid, a technician was tending to the delicate task of growing the tens of billions of cells needed to make the burger, starting with a particular type of cell removed from cow necks obtained at a slaughterhouse.

The idea of creating meat in a laboratory — actual animal tissue, not a substitute made from soybeans or other protein sources — has been around for decades. The arguments in favor of it are many, covering both animal welfare and environmental issues.

A 2011 study in the journal Environmental Science and Technology, for example, showed that full-scale production of cultured meat could greatly reduce water, land and energy use, and emissions of methane and other greenhouse gases, compared with conventional raising and slaughtering of cattle or other livestock. Those environmental arguments will only gain strength, advocates say, as worldwide demand for meat increases with the rise of middle-class populations in China and elsewhere.

Dr. Post, one of a handful of researchers in the field, has made strides in developing cultured meat through the use of stem cells — precursor cells that can turn into others that are specific to muscle, for example — and techniques adapted from medical research for growing tissues and organs, a field known as tissue engineering. (Indeed, Dr. Post, a physician, considers himself first and foremost a tissue engineer, and about four-fifths of his time is dedicated to studying how to build blood vessels.)

Yet growing meat in the laboratory has proved difficult and devilishly expensive. Dr. Post, who knows as much about the subject as anybody, has repeatedly postponed the hamburger cook-off, which was originally expected to take place in November.

His burger consists of about 20,000 thin strips of cultured muscle tissue. Dr. Post, who has conducted some informal taste tests, said that even without any fat, the tissue “tastes reasonably good.” For the London event he plans to add only salt and pepper.

But the meat is produced with materials — including fetal calf serum, used as a medium in which to grow the cells — that eventually would have to be replaced by similar materials of non-animal origin. And the burger was created at phenomenal cost — 250,000 euros, or about $325,000, provided by a donor who so far has remained anonymous. Large-scale manufacturing of cultured meat that could sit side by side with conventional meat in a supermarket and compete with it in price is at the very least a long way off.

“This is still an early-stage technology,” said Neil Stephens, a social scientist at Cardiff University in Wales who has long studied the development of what is also sometimes referred to as “shmeat.” “There’s still a huge number of things they need to learn.”
There are also questions of safety — though Dr. Post and others say cultured meat should be as safe as, or safer than, conventional meat, and might even be made to be healthier — and of the consumer appeal of a product that may bear little resemblance to a thick, juicy steak.

“This is something very new,” Dr. Stephens said. “People need to wrestle with the idea of whether this is meat or not.”

Dr. Post is well aware of the obstacles. “I see the major hurdles, probably better than anybody else,” he said. “But you’ve got to have faith in technological advances, that they will be solved.”

And as with any technology, costs should eventually come down. “If it can be done more efficiently, there’s no reason why it can’t be cheaper,” he said. “It has to be done using the right materials, introducing recycling into the system, controlling labor through automation.”

Cultured meat would have some inherent cost advantages over conventional meat, said Hanna Tuomisto, whose research while at the University of Oxford in England was the basis for the Environmental Science and Technology study. “It’s really about the conversion of feed to meat,” she said. “In cultured meat production it’s much more efficient; only the meat is produced, and not all the other parts.”

Gabor Forgacs, a researcher at the University of Missouri and a founder of Modern Meadow, a start-up company that wants to develop and market cultured meat, is aware of the hurdles as well. “Getting cultured meat to the supermarket is going to be difficult, and controversial,” said Dr. Forgacs, whose approach to cultured meat has some similarities to Dr. Post’s, although he has also developed 3-D bioprinting technologies that might someday be used to create thicker tissues.

Given the difficulties, Modern Meadow is first focusing on creating cultured leather. Its process does not use stem cells but rather skin fibroblasts, specialized cells that produce collagen. “There are a lot of parallels to cultured meat, except that it is a lot less controversial because you’re not going to eat it,” Dr. Forgacs said. “But if we can convince the universe that we can build leather, it will be much easier to convince the universe that we can build meat.”

In his work on cultured meat, Dr. Post uses a type of stem cell called a myosatellite cell, which the body itself uses to repair injured muscle tissue. The cells, which are found in a certain part of muscle tissue, are removed from the cow neck and put in containers with the growth medium. Through much trial and error, the researchers have learned how best to get the cells to grow and divide, doubling repeatedly over about three weeks.

“But we need billions,” said Anon van Essen, the technician in Dr. Post’s lab.


The cells are then poured onto a small dab of gel in a plastic dish. The nutrients in the growth medium are greatly reduced, essentially starving the cells, which forces them to differentiate into muscle cells. “We use the cell’s natural tendency to differentiate,” Dr. Post said. “We don’t do any magic.”

Over time the differentiated cells merge to form primitive muscle fibers, called myotubes. “And then they just start to put on protein,” Dr. Post said, and organize themselves into contractile elements. The key to this self-organization, he said, is that the cells are anchored in place (using a technique that he declined to disclose; earlier in his work he used Velcro). “We add anchor points so they can attach to something and start to develop tension,” he said. “That is by far the biggest driver of protein synthesis, and they do that by themselves.”

The result is a tiny strip of tissue, about half an inch long and only a twenty-fifth of an inch in diameter, that looks something like a short pink rice noodle, Dr. Post said.

The strips have to be thin because cells need to be close to a supply of nutrients to stay alive. One approach to making thicker tissues — to make a cultured steak rather than a hamburger, for instance — would require developing a network of channels, the equivalent of blood vessels, to carry nutrients to each cell. (A steak would also require culturing fat and incorporating it in the tissue, something Dr. Post has not had to do with his burger.)

Dr. Post said that one advantage of using myosatellite cells is that they differentiate easily. “The satellite cell is the ideal cell,” he said. “You don’t have to pull a lot of tricks to let it differentiate. I also think it’s a practical advantage of keeping a lot of the stem cell production and quality control in the animal itself.”

But others note that since there is a limit to how often myosatellite cells can reproduce, Dr. Post’s cultured meat will never be completely animal-free; he will always need a supply of muscle tissue from which to obtain new cells.

Other researchers are studying different kinds of stem cells that, unlike myosatellite cells, can reproduce indefinitely, ensuring a “livestock-autonomous” supply of cells to make cultured meat. Dutch researchers at Utrecht University are trying to isolate embryonic stem cells from pigs and cows. And Nicholas Genovese of the University of Missouri is trying to develop a type of stem cell that is “induced” from a regular adult cell. So a skin cell from a pig, perhaps, could be turned into a stem cell that could reproduce indefinitely and differentiate into muscle tissue to create cultured pork.

But Dr. Post said that efforts to use different kinds of stem cells introduced other problems. And even if his approach means the world will still need cattle, it will need far fewer of them. “If we can reduce the global herd a millionfold, then I’m happy,” he said. “I don’t need to reduce it a billionfold.”

Anyway, he said, “a lot of the technologies in the process we are currently using eventually have to be changed, if not all of them.

“That’s not the point of the proof of concept,” Dr. Post said. “The point is, we already have sufficient technology to make a product that we could call meat or cultured beef, and we can eat it and we survive.”

“I’m not by nature a very passionate guy,” he added. “But I feel strongly that this could have a major impact on society in general. And that’s a big motivator.”




(source: NYTimes)

Sette nuove spiagge tra le bandiere blu


Liguria al top, cinque eliminate tra Calabria, Siclia e Abruzzo

14 maggio 2013


(Green Photo Archive)
ROMA - Aumentano le spiagge italiane da 'Bandiera Blu'. Per la stagione balneare 2013 sono salite a 135, dalle 131 del 2012, le località di riviera con 248 spiagge (due in più rispetto all'anno scorso) che possono fregiarsi del sigillo di qualità della Fondazione per l'educazione ambientale (Fee) Italia che ha assegnato oggi i riconoscimenti nel corso della XXVII cerimonia di premiazione alla presenza dei sindaci. Lidi che rappresentano circa il 10% di quelli premiati a livello internazionale. Alto il numero delle conferme (86%) rispetto al 2012 e buono anche il rendimento degli approdi turistici, che salgono a 62 (61 nel 2012) a dimostrazione che un numero significativo di porti turistici ha intrapreso scelte di sostenibilità garantendo la qualità e la quantità dei servizi erogati nella piena compatibilità ambientale. Sono nove i nuovi ingressi fra Adriatico e Tirreno: Francavilla al mare (Abruzzo), Fermo e Pedaso (Marche), Campomarino (Molise), Tortolì (Sardegna), Carrara (Toscana), Framura e San Lorenzo al mare (Liguria) e Levico Terme, debutto per la località sul lago in Trentino; cinque le spiagge eliminate di cui tre Calabria (Marina di Gioiosa Jonica, Amendolara, Cariati), una in Abruzzo (Scanno) e una in Sicilia (Pozzallo). La Liguria aumenta a 20 (+2) le località vincitrici e guida la classifica regionale. Con 18 spiagge doc seguono le Marche che si fregiano di due nuove località, la Toscana con 17 (+1 rispetto allo scorso anno). L'Abruzzo mantiene le sue 14, la Campania conferma le sue 13, la Puglia le sue 10, l'Emilia Romagna le 8, il Lazio le 5 come nel 2012. La Sardegna aumenta di una località e sale a 7, nessuna novità per il Veneto con 6 Bandiere Blu, mentre il Molise guadagna un riconoscimento ricevendo 3 Bandiere Blu. La Sicilia scende a 4, perdendo una località mentre la Calabria scende a 3 perdendo ben 3 Bandiere. Friuli Venezia Giulia e Piemonte confermano le 2 Bandiere Blu dell'anno scorso, la Basilicata e la Lombardia, confermano un solo vessillo.
"Anche per il 2013 vediamo con soddisfazione un incremento di Bandiere Blu, ben 135 Comuni, che dimostra l'impegno continuo delle località rivierasche in un percorso per la piena sostenibilità", ha detto Claudio Mazza, presidente della Fee Italia in occasione della presentazione rilevando che "il turismo sostenibile è oggi una scelta obbligata per chiunque abbia la responsabilità di amministrare il territorio e lavori per il suo sviluppo". Fondamentali alcuni indicatori presi in considerazione per poter assegnare le Bandiere Blu: solo acque 'eccellenti' (secondo regole più restrittive di quelle previste dalla normativa nazionale); regolari campionamenti delle acque effettuati nel corso della stagione estiva. Solo dopo queste due condizioni preliminari si può accedere alle successive valutazioni: efficienza della depurazione delle acque reflue e della rete fognaria allacciata almeno all'80% su tutto il territorio comunale; raccolta differenziata, corretta gestione dei rifiuti pericolosi; vaste aree pedonali, piste ciclabili, arredo urbano curato, aree verdi; spiagge dotate di tutti i servizi e di personale addetto al salvamento, accessibilità per tutti (abbattimento delle barriere architettoniche); ampio spazio dedicato ai corsi d'educazione ambientale, rivolti in particolare alle scuole e ai giovani, ai turisti e residenti; diffusione dell'informazione su Bandiera Blu, pubblicazione dei dati sulle acque di balneazione; strutture alberghiere, servizi d'utilità pubblica sanitaria, informazioni turistiche, segnaletica aggiornata; certificazione ambientale e/o delle procedure delle attività istituzionali e delle strutture turistiche presenti sul territorio comunale; presenza d'attività di pesca ben inserita nel contesto della località marina.


(source: ANSA)

lunedì 13 maggio 2013

Nuova femmina di lamantino all'Acquario di Genova


Si chiama Rynke, proviene da Odense, in Danimarca

13 maggio 2013

(Green Photo Archive)
GENOVA, 13 MAG - Una nuova femmina di lamatino e' arrivata all'Acquario di Genova. Si chiama Rybke, e' stata portata a Genova dallo zoo di Odense, in Danimarca, e a 4 anni.

Si tratta di un esemplare di mammifero marino unico in Italia.

L'Acquario ha reso noto che Rybke e' stata inserita nella vasca che da 4 anni ospita Pepe e Husar, 2 esemplari arrivati a Genova da Norimberga nel 2003. I lamantini sono mammiferi marini appartenenti alla famiglia dei dugonghi, vicono esclusivamente nella fascia tropicale.


(source: ANSA)

Nidi di fenicottero rosa in Saline di Tarquinia


Fa parte delle 130 zone protette aperte il 13/5 per RiservaAmica

13 maggio 2013

Phoenicopterus ruber (Green Photo Archive)
ROMA - Lieto evento nella Riserva naturale statale 'Saline di Tarquinia', Viterbo, gestita dal Corpo forestale dello Stato: per la prima volta sono comparsi due nidi di fenicottero rosa all'interno della zona protetta. ''La nidificazione del fenicottero nelle saline di Tarquinia e' stata segnalata e fotografata per la prima volta da pochi giorni - spiega in una nota il Corpo Forestale -. Sono spuntati due nidi all'interno di una ex vasca per la produzione del sale utilizzata solitamente dai fenicotteri per l'alimentazione. Sono circondati da circa venti-trenta adulti e vengono difesi dai genitori che mantengono un comportamento di difesa nei confronti del resto del gruppo''.

In Italia centrale il fenicottero e' presente nella laguna di Orbetello e nelle saline di Tarquinia. ''Tale eccezionale nidificazione - dice la nota - mostra come l'area delle saline, che fa parte della rete di aree protette del Corpo forestale dello Stato e viene gestita dall'Ufficio Territoriale per la Biodiversita' di Roma sia idonea ad ospitare la popolazione di fenicotteri che vi torna in massa ogni inverno. Nella stessa zona sono state registrate negli anni passati nidificazioni di altre specie pregiate di avifauna come la volpoca (Tadorna tadorna) nel 2002 e la garzetta (Egretta garzetta) nel 2007''.

La riserva 'Saline di Tarquinia' sara' una delle 130 riserve aperte al pubblico nell'ambito di 'RiservAmica', la Festa Nazionale delle Riserve Naturali dello Stato prevista per domenica 12 maggio in tutta Italia.




(source: ANSA)

In laguna Lesina avvistato 'gambero killer'


Da Wwf, originario della Louisiana e' estremamente invasivo

09 maggio 2013

BARI - Gli esperti del Wwf Foggia hanno avvistato, in uno dei numerosi corsi d'acqua a est della Laguna di Lesina nel territorio di Torre Mileto, alcuni esemplari di ''gambero killer'', il cui nome scientifico e' Procambarus clarkii, un crostaceo d'acqua dolce originario della Louisiana.

In questa zona umida, con il passare dei decenni, si sono formati numerosi habitat che ospitano un certo numero di specie animali e vegetali, ''ma adesso a minacciarle seriamente vi sono i gamberi killer'', secondo gli ambientalisti.

''Attualmente - si legge nella nota del Wwf - e' considerato il gambero di fiume piu' diffuso al mondo e la specie 'aliena' piu' dannosa: possiede un'elevata adattabilita', aggressivita' e potenzialita' riproduttiva che ne fanno un notevole pericolo per gli ecosistemi in cui viene introdotto''.

Secondo Tommaso D'Anello, specialista in Conservazione e Gestione del Patrimonio Naturale, che per il Wwf Foggia si sta occupando della questione, ''quando arriva in una zona umida il gambero della Louisiana si adatta rapidamente, occupando in poco tempo svariati tipi di habitat acquatici, grazie sia alla tolleranza a condizioni ambientali estreme sia al suo comportamento alimentare, si ciba, infatti, di ogni sostanza organica disponibile animale e vegetale''.
Allarmanti, secondo gli ambientalisti, sono i dati che caratterizzano questa specie. Una singola femmina puo' produrre fino a 600 uova e riprodursi piu' di una volta all'anno, quindi in poco tempo i gamberi killer possono raggiungere un'elevata densita'. I maschi riproduttori sono in grado di spostarsi, anche fuori dall'acqua, di giorno e di notte, riuscendo a percorrere diversi chilometri in pochi giorni''. Con la sua intensa attivita' di scavo (possono smuovere fino a 40.000 Kg/ha di suolo) il gambero intorbidisce le acque: la luce penetra con piu' difficolta' e questo ostacola la crescita delle piante acquatiche.

''La presenza del gambero killer rappresenta un pericolo di vaste proporzioni per le zone umide del Gargano - afferma Carlo Fierro presidente del Wwf Foggia -. Vi e' il concreto rischio che alcune specie di anfibi e piante acquatiche possano estinguersi localmente e cio' sarebbe una grave perdita di biodiversita' per il Parco. Occorre da parte degli Enti preposti un rapido intervento''.




(source: ANSA)

Aumenta mercurio, in calo le volpi artiche


Allarme degli scienziati dell'Arctic Council

09 maggio 2013

ROMA - Il mercurio colpevole del drammatico declino delle volpi artiche. Questo l'allarme lanciato dagli scienziati dell'Arctic Council che ritengono come la tossina, ingerita dai mammiferi attraverso la dieta, abbia svolto un ruolo chiave nel processo.

Secondo quanto riferiscono le Nazioni Unite, i livelli di mercurio nei mari del mondo sono raddoppiati nel corso degli ultimi 100 anni ed in particolare nell'Artico ne e' stato depositato piu' che su qualsiasi altra parte del pianeta. I ricercatori dell'Arctic Council affermano inoltre come i livelli di mercurio trovati nei grandi predatori della ragione sia aumentato di dieci volte negli ultimi 150 anni.

In particolare, la nuova analisi pubblicata su Plos One, ha scoperto ''livelli significativi'' di mercurio in diverse popolazioni di volpi artiche che vivono in ambienti diversi, che potrebbe spiegare il motivo della misteriosa decimazione della popolazione dal 1970. Secondo gli scienziati infatti questi livelli dipendono dalle loro diete: sulla piccola isola russa di Mednyi, nelle isole del Commodoro, le volpi sopravvivono quasi esclusivamente mangiando uccelli marini e carcasse di foche.

''Abbiamo iniziato a cercare i diversi agenti patogeni che avrebbero potuto causare gli alti tassi di mortalita', ma non abbiamo trovato nulla - ha detto Gabor Czirjak del Leibniz Institute for Zoo and Wildlife Research, autore principale del nuovo lavoro. - Tuttavia quando abbiamo esaminato i campioni di capelli dalle volpi e il cibo che questi animali mangiano, abbiamo trovato tassi significativi di mercurio: questo potrebbe spiegare il motivo del loro declino''.



(source: ANSA)

Schiuse milioni di uova di tartaruga Ridley


Sulla spiaggia di Gahirmatha, nello Stato indiano di Orissa

08 maggio 2013

NEW DELHI - La spiaggia di Gahirmatha, nello Stato indiano orientale di Orissa, si e' popolata ancora una volta di milioni di baby-tartarughe della specie Olive Ridley, molte delle quali, purtroppo, non giungeranno mai all'eta' adulta. Lo scrive oggi l'agenzia di stampa Pti.

Il fenomeno e' stato seguito da centinaia di esperti e curiosi che ogni hanno si riuniscono in primavera lungo la spiaggia del distretto di Kendrapara, considerata il piu' grande santuario di nidificazione al mondo per la tartaruga marina Olive Ridley.

Sotto lo sguardo estasiato degli amanti della natura, una dopo l'altra le uova, deposte in marzo da circa 426.000 tartarughe nello spazio di nidificazione Nasi-1 della spiaggia, si sono schiuse e le baby-tartarughe hanno cominciato il loro primo viaggio verso l'Oceano Indiano.

Le tartarughe Olive Ridley, che prendono il nome dal colore verde oliva della 'corazza', non sono molto grandi, pesando in media 45 chili, con una lunghezza di 55-80 centimetri.



(source: ANSA)

Aveva in casa 700 animali imbalsamati


Sequestrati da Corpo forestale a Reggio Calabria

07 maggio 2013

REGGIO CALABRIA - Un vero e proprio ''zoo'' di animali imbalsamati, volatili di ogni tipo ma anche rettili e mammiferi, quasi tutti appartenenti a specie protette. Uno spettacolo ''macabro'' lo definisce il Corpo Forestale che ha fatto la scoperta nell' ''abitazione-laboratorio'' di un tassidermista abusivo a Reggio Calabria, dove come in tutta la regione l'imbalsamazione e' rigorosamente vietata.

Quasi 700 gli animali imbalsamati rinvenuti in ogni angolo della casa e finiti sotto sequestro: aironi, rapaci di ogni genere tra cui allocchi, aquile e falchi, grifoni, gabbiani, galline, palmipedi, picchi, pappagalli, ma anche scoiattoli, volpi, pelli di lupo, volpe o scoiattolo, teste di cervo, cinghiale o camoscio. E non e' finita: dietro lo sportello del freezer altre decine di esemplari pronti per il loro destino da trofei.

Fauna in gran parte protetta e considerata non cacciabile dalle leggi che regolano l'attivita' venatoria o dalle normative relative alla Convenzione di Washington sulle specie minacciate di estinzione.

A coordinare l'operazione e' stato il Nucleo Operativo Antibracconaggio dell'Ispettorato Generale di Roma del Corpo forestale dello Stato, in collaborazione con il Comando Provinciale di Reggio Calabria. Perquisizione e sequestro sono stati eseguiti dai Forestali dietro disposizioni della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria.

L'imbalsamatore e' stato denunciato per detenzione irregolare di specie protette e le indagini della Forestale sono ancora in corso per far luce sull'inquietante scoperta o individuare eventuali connivenze.



(source: ANSA)

martedì 7 maggio 2013

Philippines volcano erupts, killing at least 5 climbers


Group of 20 mountaineers caught by sudden violent eruption

May 07 2013

In this photo taken from Legazpi,
the capital city of Albay province in the central Philippines,
a cloud of ash shoots up to the sky
as Mayon volcano erupts about 450 kilometres
southeast of Manila on Tuesday.
One of the Philippines' most active volcanoes spewed huge rocks and ash after daybreak Tuesday, killing at least five climbers and trapping more than a dozen others near the crater in its first eruption in three years, officials said.

Rescue teams and helicopters were sent to Mayon volcano in the central Philippines to bring out the dead. At least seven were injured from a group of about 20 mountaineers who were caught by surprise by the sudden eruption, Albay provincial Gov. Joey Salceda said. Clouds have cleared over the volcano, which was quiet later in the morning.

The climbers who died were struck by huge rocks, guide Kenneth Jesalva told ABS-CBN TV network by cellphone from a camp near the crater. They included a German, an Austrian and a Filipino.

The injured included foreigners and Filipino guides. Some were in critical condition, said the chief of the national disaster agency, Eduardo del Rosario.

Rocks 'as big as a living room' rained down

Jesalva said he was in the group that spent the night on the picturesque mountain, known for its almost-perfect cone, when the volcano rumbled back to life early in the morning and rocks "as big as a living room" came raining down on them. He rushed back to the base camp to call for help.

The head of the Philippine Institute of Volcanology and Seismology, Renato Solidum, said Tuesday's eruption was normal for the restive Mayon, about 340 kilometres southeast of Manila. It has erupted about 40 times during the last 400 years.

In 2010, thousands of residents moved to temporary shelters when the volcano ejected ash in an eight-kilometre zone surrounding the crater.

Solidum said that no alert was raised for the volcano following the latest eruption and no evacuation was being planned. Climbers are not allowed when an alert is up, and the recent calm may have encouraged this week's trek.



(source: CBC)

Usa, torna invasione cicale dopo 17 anni


In arrivo da Georgia a NY. Emergeranno a breve a miliardi dal suolo

07 maggio 2013


NEW YORK - L'ultima volta che si erano viste sul suolo americano era il 1996: ora, gli stati della Costa Est dell'Unione si stanno preparando a una nuova invasione delle cicale. Nel giro di giorni o al massimo di una paio di settimane, ne emergeranno dal suolo milioni, rumorosissime, lanciando i loro segnali musicali per prepararsi al rito dell'accoppiamento.

Dalla Georgia al Connecticut gli esperti misurano la temperatura del suolo: e' quando la terra raggiunge i 18 gradi centigradi che le cicale con il ciclo di emersione fissato a 17 anni, si fanno vedere. Ma gli insetti stanno gia' scavando i tunnel sotterranei che li riporteranno alla luce.

Le 'magic-cadas' - cosi' sono soprannominate dagli americani, le 'cicale magiche' - sono state scoperte per la prima volta nel 1843 e da allora non hanno mai mancato il loro appuntamento ogni 17 anni precisi.

Quasi repellenti a vedersi, con una lunghezza media di 38 mm, occhi sporgenti rossi, corpi neri e ali venate di rosso,le cicale invadono in territorio senza risparmiare nulla: si infilano tra i capelli, nelle ruote delle auto, nei bocchettoni dei ventilatori e cosi' via. Ma - ricordano gli esperti - non sono pericolose. Non mangiano i raccolti e non pungono. anzi alcuni le trovano persino gustose al palato.

Le cicale escono allo scoperto, lanciano i richiami cacofonici per l'accoppiamento e dopo aver deposto le uova, ritornano nelle profondita': tutta l'invasione si dovrebbe concludere per fine Luglio.



(source: ANSA)

Al via campagna Wwf per oasi


Parte raccolta fondi. Pronti progetti 'casa orso' e eco-spiaggia

06 maggio 2013


(Green Photo Archive)
ROMA - Prende il via la campagna 2013 per le Oasi Wwf. Fino al 26 maggio verranno raccontate le storie grazie alle quali e' stato possibile proteggere oltre 100 straordinari ambienti e specie animali. Il 19 maggio le Oasi saranno aperte in tutta Italia.

Parte cosi' una grande raccolta fondi per sostenere il lavoro dell'associazione del Panda nelle Oasi, con una donazione attraverso un sms o una telefonata (al numero 45506). Tra i progetti 2013 'Mare e Monti' per creare due nuove Oasi, la 'Casa dell'orso' in Trentino e la 'spiaggia' sostenibile in Sardegna.

Il claim da' l'idea di quanto si impegni il Wwf per proteggere questi spazi di natura nel nostro Paese: ''Ci sono persone che ancora credono di poter cambiare il mondo. E giorno dopo giorno, lo cambiano''. ''La natura e' un diritto inalienabile composto di beni comuni, accessibili, equamente distribuiti - afferma Fulco Pratesi, fondatore e presidente onorario del Wwf Italia - Dobbiamo ricucire il rapporto tra uomo e natura. Il Wwf pone la natura al centro della sua azione. E le Oasi ne sono la parte fondante''.

In quasi 50 anni di storie sul campo il Wwf e' riuscito a salvare 37.000 ettari di natura creando oltre 100 Oasi in tutta Italia. Le aree urbane si sono moltiplicate di 3,5 volte, aumentando di quasi 600 mila ettari; si stima che ''nei prossimi 20 anni il cemento ne divorera' altrettanti, a un ritmo di 75 ettari al giorno. Su 8.000 chilometri di coste solo il 30% conserva un adeguato stato di naturalita'''. Mentre ''il 70% dei comuni e' interessato dal dissesto idrogeologico. Il 17% del territorio italiano e' sensibile alla desertificazione''. Per l'associazione del Panda ''i progetti delle grandi infrastrutture mettono a rischio 84 aree protette, 192 Siti di interesse comunitario e 64 Important bird area''.


( vedi post associato: "Una nuova oasi per l'orso in Trentino" )




(source: ANSA)

Essenze africane contro zanzara tigre


Studio universita' Pisa, repellenza superiore a metodi comuni

06 maggio 2013

PISA - Le essenze di tre piante di origine Nord africana, il coriandolo (Coriandrum sativum), la ruta d'Aleppo (Ruta chalepensis) e la lamiacea Hyptis suaveolens, sono un ottimo repellente per la zanzara tigre asiatica. E' il risultato di uno studio coordinato da Barbara Conti, ricercatrice al dipartimento di scienze agrarie, alimentari e agroambientali dell'Universita' di Pisa, e pubblicato su Parasitology Research'.

La ricerca ha utilizzato gli oli essenziali delle tre piante che hanno mostrato, a parita' di concentrazione, ''una repellenza di gran lunga superiore a quella del Deet, la sostanza di sintesi sinora ritenuta piu' efficace per proteggersi dalle punture delle zanzare tigre che pero', secondo recenti studi puo' avere effetti tossici, soprattutto nei confronti dei bambini e degli anziani''.

''Fin dall'antichita', in molte zone del mondo, le piante odorose che rilasciano nell'aria sostanze sgradite agli insetti sono impiegate come repellenti - ha spiegato Conti - e foglie di Hyptis suaveolens, dall'odore gradevole e lievemente pungente, sono sempre state utilizzate dagli agricoltori dei Paesi Centro-Africani per proteggere dagli insetti i raccolti immagazzinati, mentre le piantine di Ruta chalepensis in mazzetti essiccati vengono tuttora appese alle finestre nei paesi del Maghreb per evitare l'ingresso delle zanzare''.



(source: ANSA)

Una nuova oasi per l'orso in Trentino


La lancia il Wwf il 19 maggio

06 maggio 2013


TRENTO - La 'Giornata delle Oasi' del Wwf in programma quest'anno il 19 maggio e in Trentino vedra' il lancio di una campagna per l'istituzione di una nuova 'Oasi' a Maso Fratton-Torrente Sporeggio, nel Comune di Spormaggiore.

Si trova tra le montagne dell'Adamello-Brenta, dove il Wwf vuole creare una nuova 'Oasi per l'orso', dove l'animale possa trovare la frutta di cui si nutre e girovagare lontano da ogni minaccia.

L'area si trova lungo il torrente Sporeggio, uno dei piu' selvaggi della regione, circondato da salici e ontani, anche uno dei in uno dei siti di alimentazione degli ultimi esemplari di orso bruno delle Alpi. Non lontano c'e' il Maso Fratton, antica area rurale abbandonata per cinquant'anni e gestita dal Wwf fin dal 1993 in accordo con il Fai che in quell'epoca la acquisto'.

In questo luogo i volontari del Wwf, a cui si e' affiancata negli ultimi anni la professionalita' dell'Azienda agricola biologica di Marco Osti, hanno recuperato antiche cultivar di alberi da frutta e habitat rari, come i prati aridi ricchi di orchidee selvatiche. E l'anno scorso e' stato aperto un sentiero di visita, realizzato in collaborazione con il Comune di Spormaggiore e la Provincia autonoma di Trento, che dal Maso arriva alla base delle Dolomiti di Brenta, dove affiorano le acque, dopo lunghi percorsi sotterranei attraverso le montagne del parco. E' l'area dove sorgera' la nuova 'Oasi' per l'orso e dove saranno recuperati gli antichi frutteti abbandonati. Il Wwf chiede contributi ai cittadini via sms al 45506, dal 5 al 26 maggio.



(source: ANSA)

lunedì 6 maggio 2013

Iucn, in Italia il 10% delle specie minacciate


Il 35% delle specie a rischio della famigerata 'Lista rossa' europea dell'Iucn si trova in Italia

06 maggio 2013

Rana temporaria (Green Photo Archive)
BRUXELLES - Il 35% delle specie a rischio della famigerata 'Lista rossa' europea dell'Iucn si trova in Italia. Di tutte quelle valutate nel Belpease (2.059), il 10% risulta nella categoria minacciata, un altro 10% ci è vicino, mentre due specie ('Heleobia spinell' e 'Prolagus sardus') si sono già estinte. Ecco una panoramica dell'analisi dell'Iucn per alcuni gruppi di animali:
MAMMIFERI - L'Italia ospita il 47% di tutti i mammiferi presenti in Europa. Si tratta di 110 specie, di cui il 10% minacciato e un altro 10% lo è quasi. Fra i 'vulnerabili' risultano il 'Barbastella barbastellus' (Barbastello comune), il 'Lepus corsicanus' (Lepre italica).
ANFIBI - In Italia sono presenti il 49% di tutte le specie di anfibi europei. Di questi, il 22% è minacciato a livello Ue e un altro 10% è 'quasi minacciato', soprattutto da perdita e il degrado dell'habitat. Fra le specie a rischio il 'Bombina pachypus' (Ululone appenninico) e fra i 'vulnerabili' la 'Rana latastei' (Rana di Lataste).
RETTILI - Le specie presenti in Italia rappresentano il 31% di quelle presenti in Europa. Circa il 5% sono minacciate a livello europeo, soprattutto a causa della perdita del loro habitat. Il 32% subisce la persecuzione dell'uomo, specie serpenti e vipere. Fra i più minacciati la 'Podarcis raffonei' (Lucertola delle Eolie), vulnerabile è la 'Vipera ursinii' (Vipera dell'Orsini).
PESCI ACQUA DOLCE: Il 16% delle specie presenti in Italia è minacciato a livello Ue. Molto a rischio è la 'Anguilla anguilla' (Anguilla europea), come il 'Salmo carpio' (Carpione del Garda). Anche il 'Barbus caninus' (Barbo canino) risulta minacciato.
LIBELLULE: Il 64% delle specie presenti in Europa abitano in Italia. Fra quelle vulnerabili la 'Lestes macrostigma' e la 'Lindenia tetraphylla'.
FARFALLE: L'Italia ospita il 60% delle specie presenti in Europa. Dopo la Francia, è il Paese europeo con la maggiore varieta’ di farfalle del vecchio Continente. Di queste, il 7% sono minacciate a livello Ue, come la 'Polyommatus humedasae' e la 'Coenonympha oedippus'.


(source: ANSA)

domenica 5 maggio 2013

Etna sara' proclamato patrimonio Unesco a giugno


Ministro Orlando,traguardo significativo per Italia

03 maggio 2013

CATANIA - L'Etna sara' proclamato a giugno patrimonio dell'Unesco a Phnom Penh, in Cambogia, in occasione della 37/ma sessione del Comitato del patrimonio mondiale, alla presenza dei rappresentanti di oltre 180 Paesi. Lo rende noto il ministero dell'Ambiente aggiungendo che il ministero degli Affari esteri ha comunicato l'esito positivo della valutazione del Monte Etna da parte dell'Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn), che ha riconosciuto ''l'importanza scientifica ed educativa, l'eccezionale attivita' eruttiva e l'ultra-millenaria notorieta' del vulcano, icona del Mediterraneo''.

''Il monte Etna - si legge nella dichiarazione - e' rinomato per l'eccezionale livello di attivita' vulcanica e per le testimonianze inerenti a tale attivita' che risalgono a oltre 2700 anni fa. La notorieta', l'importanza scientifica e i valori culturali ed educativi del sito possiedono un significato di rilevanza globale''.

''E' un traguardo significativo per l'Italia - ha commentato il ministro dell'Ambiente Andrea Orlando - Il riconoscimento, come e' gia' avvenuto recentemente con le Dolomiti, e' un'opportunita' per il nostro Paese per coniugare la tutela dell'ambiente con la valorizzazione del territorio, investendo cosi' nello sviluppo sostenibile, la strada che dobbiamo percorrere''. Per il ministero e' un risultato importante ''che riconosce l'unicita' del patrimonio naturale italiano, il valore delle politiche nazionali di conservazione e il lavoro svolto negli ultimi anni dal Parco dell'Etna e dal ministero dell'Ambiente, che nel gennaio 2012 ne ha patrocinato la candidatura''.



(source: ANSA)

Stato NY vuole vietare tatuaggi su animali


Presentata una legge contro la moda del 'pet tattoo'

03 maggio 2013

ROMA - Lo Stato di New York e' pronto a dichiarare guerra alla moda del 'pet tattoo', i tatuaggi indelebili su cani e gatti non per fini di riconoscimento ma come ornamento, al pari di quanto fanno gli uomini. In Parlamento e' stata infatti presentata una proposta di legge per rendere illegali tatuaggi e piercing sugli animali domestici, punendo i padroni con sanzioni che arrivano fino a un anno di carcere e mille dollari di multa.

A proporre la legge e' stata la deputata democratica Linda Rosenthal, che difende il diritto degli animali a ''non essere soggetti ai capricci umani e a scelte di moda''. Il divieto non riguarda i tatuaggi permanenti a scopi medici o di riconoscimento, ne' i tatuaggi temporanei che vengono fatti in alcuni saloni di toelettatura.

La moda del 'pet tattoo' e' un fenomeno recente negli Stati Uniti ma sta prendendo piede rapidamente, almeno a giudicare dalle numerose foto che circolano sul Web e che mostrano gatti con Tutankhamon sul petto e cani con scritte sul dorso e ghirigori vari sull'addome. Il trend e' diffuso in Russia e in Asia, dove coinvolge diversi animali, maiali compresi, mentre in Cina e in Vietnam e' di buon auspicio regalare pesci tatuati.



(source: ANSA)

Campidoglio, presto cibo a gatti Roma

Rassicurazione dopo denuncia associazione Earth

03 maggio 2013

ROMA - ''Il cibo per le colonie feline e' stato gia' acquistato dall'Ufficio Tutela e Benessere degli Animali e verra' distribuito nei prossimi giorni''. Lo fa sapere il Dipartimento Ambiente di Roma Capitale spiegando che dalla mappatura effettuata, risultano circa 50.000 i gatti appartenenti alle migliaia di colonie feline presenti in citta'.

''Nonostante le difficolta' economiche - prosegue il Dipartimento - Roma Capitale continua a garantire il massimo sostegno possibile e la totale collaborazione a coloro che decidono spontaneamente di prendersi cura degli animali''.

Questa e' stata la rassicurazione dopo che l'associazione Earth aveva fatto sapere di aver ''raccolto un nuovo grido di aiuto delle 'gattare' romane oramai allo stremo delle proprie forze economiche e che non ricevono alcun aiuto dal Comune''. E' la volta delle gattare del VI municipio di Roma per cui l'associazione ha dato il via ad una raccolta cibo presso i propri sportelli.

''E' una situazione inquietante - aveva detto il presidente Valentina Coppola - da un lato il regolamento della capitale dice che le colonie vanno tutelate e che sono patrimonio di Roma, dall'altro nessun aiuto viene fornito a chi ogni giorno si prodiga per questi animali arrivando a spendere l'intera pensione e a privarsi di tutto per il benessere degli animali''.

Secondo Earth spesso i cittadini decidono anche di curare e di sterilizzare a proprie spese i gatti randagi poiche' la Asl non fa il servizio di cattura ed effettua pochissime sterilizzazioni mensili che non bastano a coprire il reale fabbisogno di una citta' come Roma, da qui l'emergenza continua in cui versa la citta'.

''Da quando si e' insediato l'assessore all'ambiente Barbuscia'' - conclude Coppola - nessuna politica per la tutela degli animali e' stata portata avanti nelle Capitale che gia' era molto indietro in questo settore. Non ci si dica che mancano i fondi, perche' con pochi sforzi si potrebbero attuare convenzioni con grossisti e ditte mangimistiche. La verita' e' che il Comune di Roma reputa piu' rilassante far fare ai cittadini quanto sarebbe in suo dovere''.



(source: ANSA)